Una vita da mediano….

010_672-458_resizeÈ un sogno che si realizza. Non è una frase retorica, ma – almeno per me – è la realtà.Questo sogno è iniziato nel 1992 quando su un treno Milano-Torino stavo andando a visitare la mostra l’Arte americana. 1930-1970 al Lingotto. Insieme a me c’era Raffaella Norcini e durante il viaggio abbiamo parlato di Pollock, di Warhol, abbiamo pensato a Somma, a cosa si poteva fare, a cosa avremmo potuto fare, abbiamo discusso di cultura. La seconda parte del sogno è avvenuta due anni dopo. Era il 1994 e con un gruppo di amici abbiamo fatto un viaggio attraverso l’Europa: Praga, Cracovia e – soprattutto – Auschwitz. Abbiamo attraversato i luoghi della storia del XX secolo: non c’era più la mediazione di un libro, davanti a noi c’era la realtà concreta dei fatti. La notte del ritorno ero il navigatore, al volante Stefano Bellaria, e abbiamo parlato, parlato, parlato, ci siamo interrogati su quello che avevamo visto e su che cosa questi luoghi ci spingevano a fare, su come ci saremmo dovuti impegnare. Poi i vent’anni sono passati, la vita ha iniziato a dispensare le sue soddisfazioni, il matrimonio, la famiglia, il lavoro, la nascita o l’arrivo di un figlio; la stessa vita ci ha dispensato sofferenze, le malattie, le difficoltà, i figli che non arrivavano, i lutti…Ma anche questo alla fine è parte del sogno e oggi si riprendono le file dei due precedenti viaggi con Raffaella prossimo assessore alla Cultura (sì, con la C maiuscola!) e con Stefano ancora alla guida. Io come allora accanto, grazie a quella magnifica esperienza che  è e continuerà ad essere Somma Civica, a servizio, da buon gregario.

“ Una vita da mediano

lavorando come Oriali

anni di fatica e botte

e vinci casomai i Mondiali ”

(Luciano Ligabue)

 

Matteo Mainardi

Grazie Sommesi!

grazieRingraziamo tutti i sommesi per aver condiviso questa nostra sfida. Il buon risultato lo dobbiamo alla fiducia che è stata riposta in noi.
E’ necessario continuare per questa strada e affrontare INSIEME il ballotaggio, INSIEME per una Somma più vicina a tutti i cittadini.

Pane, salame e partecipazione: discorso di chiusura della campagna elettorale di Stefano Bellaria

stefano-chiusuraPiazzaQuesta campagna elettorale, una delle più lunghe di sempre, sta finalmente volgendo al termine.

E’ stata il nostro piccolo “Giro d’Italia”, anzi per la precisione il nostro piccolo “Giro di Somma”.

Abbiamo affrontato molte “tappe”, talune in salita altre pianeggianti; alcune per scalatori altre per velocisti…tutte egualmente importanti.

Abbiamo incontrato cittadini, associazioni, quartieri, frazioni.
E abbiamo scoperto quale immensa ricchezza abita la nostra città!

Ora che si avvicina l’ultima tappa, la più importante, siamo tutti pronti a fare gruppo, a preparare la volata finale, lo sprint decisivo.

La nostra squadra ha corso con i propri mezzi, senza l’aiuto di gregari importanti o di capitani di ventura, prestati da altre squadre; ha corso con un proprio piano (programma) di gara, definito insieme, tappa dopo tappa, incontro dopo incontro, chiacchierata dopo chiacchierata.

Abbiamo sfidato molti concorrenti, alcuni dalle condotte di gara a noi più affini e congeniali, altri veri e propri rivali. Leggi tutto

Rete e fund raising: elementi chiave per la programmazione, organizzazione e gestione dei servizi sociali sul territorio

fundNonostante sette anni di crisi economica che hanno avuto un forte impatto sul reddito delle famiglie, i trasferimenti statali relativi agli interventi in ambito sociale per la Regione Lombardia per il 2015 si attestano secondo le previsioni a 107,3 milioni di euro, un importo considerato dai tecnici del settore insufficiente per far fronte ai numerosi bisogni emergenti delle famiglie fragili della nostra società. Tale importo, infatti, sebbene preveda un incremento dell’8% rispetto al 2014, è di ben 10 milioni inferiore allo stanziamento storico del 2009 ad inizio crisi.
Contemporaneamente il bilancio regionale destinato alle politiche sociali vede proseguire il progressivo decremento delle risorse messe a disposizione dei territori con uno stanziamento complessivo di 87 milioni, di cui 50 milioni a favore delle famiglie con componenti fragili, 37 milioni per gli Ambiti territoriali per le politiche sociali e circa 300 mila euro per la conciliazione delle politiche famiglia-lavoro.
Le politiche di spesa dei Comuni in questi anni di crisi, si sono conseguentemente concentrate su situazioni emergenziali (sostegno alle morosità, perdite del lavoro, inserimenti in comunità e alloggi temporanei), piuttosto che su interventi di prevenzione del disagio giovanile e familiare. Come attestato dal documento di programmazione regionale, di cui alla DGR X/2941 del 19 dicembre 2014, “Un welfare che crea valore per le persone, le famiglie e le comunità. Linee di indirizzo per la programmazione sociale a livello locale 2015-2017”.
Per il prossimo futuro, le linee guida regionali richiamano i fondamentali elementi sanciti dalla L.328/00 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” di programmazione, organizzazione e gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali congiunta tra enti pubblici ed esponenti del cosiddetto Terzo Settore, costituito da organismi non lucrativi di utilità sociale (Onlus), organismi della cooperazione, organizzazioni di volontariato, associazioni ed enti di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato e altri soggetti privati.
In sostanza la Regione ammette che i risultati raggiunti in questi 15 anni sono stati inadeguati, non solo per la crisi economica ma anche a causa della frammentazione di tre fattori fondamentali per una programmazione efficiente ed efficace degli interventi in ambito sociale, quali le informazioni, le fonti di finanziamento e l’operatività dei soggetti erogatori di servizi.
La Regione ha indicato ai soggetti gestori degli Uffici di Piano dei Distretti Socio-Sanitari regionali, impegnati nella redazione entro il 30 aprile 2015 dei Piani di Zona 2015-2017, tra cui il Comune di Somma Lombardo, la necessità di attivarsi maggiormente sia sotto il profilo della programmazione, organizzazione e gestione di servizi in rete con il Terzo Settore presente sul territorio, sia nel reperimento di risorse proprie da destinarsi ai servizi sociali a favore della cittadinanza. Nel documento di programmazione la Regione sottolinea quindi l’importanza dell’attivazione o rafforzamento di due elementi chiave quali lo sviluppo della rete pubblica-privata di territorio e l’attivazione di iniziative di fund raising nei confronti di soggetti finanziatori terzi rispetto ai Fondi previsti dalla L.328/00. Soggetti finanziatori che possono essere sia pubblici, ad esempio la Comunità Europea o le Agenzie ministeriali e regionali delegate, e privati quali filantropi o fondazioni di erogazione, come Fondazione Cariplo e la Fondazione Comunitaria del Varesotto, che erogano contributi a fondo perduto per la realizzazione di progetti.
Dopo quasi vent’anni di attività professionale nel settore, credo di poter affermare a ragion veduta che lo sviluppo e redazione di progetti territoriali però non si inventa da un giorno all’altro, in prossimità di una scadenza. Affinché l’attività di progettazione possa portare a risultati importanti, non solo sotto il profilo delle risorse economiche ottenute, ma anche della qualità degli interventi realizzati così come della continuità e sostenibilità degli stessi, è necessario che si basi su una programmazione territoriale pluriennale condivisa con la rete del Terzo Settore.
Infatti, i bandi di finanziamento, strumenti utilizzati per la selezione dei progetti di migliore qualità e ai quali assegnare i contributi da parte dei donatori, richiedono elementi a cui l’ente pubblico non è in grado di rispondere in autonomia quale il partenariato pubblico e privato, la conoscenza peculiare del problema da affrontare per la quale sono fondamentali le antenne presenti sul territorio, la diversificazione e complementarietà delle competenze nell’intervento e l’elasticità nella risposta, il cofinanziamento con risorse proprie che solitamente si attesta tra il 20% e il 50% del costo complessivo del progetto, la capacità di attivazione di soggetti non convenzionali (imprese, sindacati, scuole e altre agenzie educative, privati), lo sviluppo di sistemi di monitoraggio e valutazione dei risultati, la ricerca di sistemi di sostenibilità tramite l’attivazione di un welfare generativo basato sulla capacità della comunità di prendersi in carico alcune situazioni di difficoltà prima che le stesse degenerino in situazioni emergenziali.
In quest’ottica quindi, considerando che analoghe riflessioni si possono fare non solo per l’ambito sociale, ma anche in ambito culturale, ambientale ed educativo, e guardando anche ai risultati ottenuti su altri territori della Provincia di Varese in cui il lavoro di progettazione con le reti del Terzo Settore ha portato importanti risultati nell’ultimo decennio, si ritiene che per poter soddisfare i bisogni sempre più diversificati della cittadinanza in un periodo storico in cui la contrazione dei trasferimenti statali o regionali ai Comuni è continua, sia fondamentale una programmazione di medio-lungo termine volta ad attivare politiche di lavoro in rete e di fund raising continuative che consentano alle amministrazioni locali di reperire risorse in autonomia. L’alternativa è quella di incrementare i tributi locali oppure di non fornire le risposte attese dai cittadini, due ipotesi difficilmente valutabili per un buon amministratore.

A cura di Sandro Massi
Consulente enti non profit – esperto di progettazione sociale

La sussidiarietà “ base per un possibile cambiamento”

sommacivica_logo_300px-300x300Il termine “sussidiarietà” deriva dal latino subsidium. Una prima formulazione del concetto si rintraccia nel pensiero aristotelico. Esso è stato successivamente approfondito da San Tommaso nei suoi studi sull’ idea di bene comune. La sua formulazione moderna, però, si trova nella Dottrina sociale della Chiesa cattolica, che se ne è servita per definire l’ordine dei rapporti fra Stato e società.
Il principio di sussidiarietà afferma che lo Stato di fronte alla società-singoli cittadini, famiglie, gruppi intermedi, associazioni e imprese- non debba fare di più ma neanche di meno, che offrire un aiuto all’autonomia di questi ambiti e sfere sociali. In questa accezione compare già al paragrafo 36 della Rerum Novarum di Leone XIII, e viene ribadito e rafforzato nell’ Enciclica Quadragesimo Anno di papa Pio XI, pubblicata nel 1931, nel quarantennale della Rerum Novarum e in un contesto storico che registrava: da una parte la crescente diffusione nei paesi anglosassoni di una concezione individualista e liberista del capitalismo, poco attenta ai doveri di solidarietà nei confronti dei più poveri e al senso della intrinseca relazionalità delle persone; dall’altra l’espansione nel continente europeo dei regimi totalitari (comunista, fascista e nazista) e della loro concezione della onnipotenza e onnipervasività dello Stato (tutto nello Stato e nulla al di fuori dello Stato). In quell’Enciclica il principio è formulato così:
”Siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le loro forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare. Ed è questo insieme un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine della società, perché l’oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già distruggerle ed assorbirle. A rafforzare tale intenzione è soprattutto l’orientamento orizzontale della sussidiarietà, che prevede che siano in primis i cittadini, con la loro soggettività e creatività, singoli ed associati, a svolgere in autonomia attività di interesse generale, anche attraverso la non ingerenza (senso negativo) ma anzi il favore e il sostegno (senso positivo) di Comuni, Province, Regioni e dello Stato che viene a svolgere una funzione residuale e di garanzia. Il principio di sussidiarietà orizzontale in tale impegno può essere colto come piattaforma su cui costruire una nuova forma di cittadinanza, così definita da Gregorio Arena, una nuova organizzazione della società civile che veda protagonisti dei cittadini attivi, autonomi, responsabili, solidali, persone che non delegano e non si chiamano fuori ma si compromettono e si compassionano, prendono parte e se ne prendono cura. Il principio di sussidiarietà possiede una duplice dimensione: una che attiva lo Stato o altro destinatario, l’altra che limita questo intervento o protegge nei confronti di questo intervento. Molto spesso negli ultimi anni, anche per motivi oggettivi di ipertrofia dell’interventismo statale, è stata sottolineata solo la seconda dimensione, quella protettiva, con il risultato di far coincidere il principio di sussidiarietà con una politica liberista di privatizzazioni e di ridimensionamento dell’intervento statale. Questa concezione del principio di sussidiarietà non gli rende giustizia. Una società giusta, infatti, deve soddisfare sia la dimensione protettiva che quella promozionale.
Esiste, però, anche una terza dimensione  del principio, che potremmo definire funzione di responsabilizzazione degli attori. Essa difende lo Stato e gli altri enti e soggetti che hanno il dovere della sussidiarietà da un sovraccarico di compiti. Nel principio, infatti, è contenuto un obbligo di respingere i compiti, e i relativi oneri, che singoli cittadini o comunità subordinate pretendono di scaricare sulle comunità maggiori, in particolare sullo Stato, pur essendo in grado di assolverli.
Il principio di sussidiarietà è stato recepito a livello costituzionale con la revisione dall’art. 4. della Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 recante modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione a seguito di referendum confermativo, si articola in senso verticale ed orizzontale.